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SABATO 31 LUGLIO 2004 27 |
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Addio a Terzani, tra gli applausi dei giovani |
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Il figlio Folco: «Aveva completato il viaggio nel mondo e dentro se stesso» |
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DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE – «Sembrano pochi sessantasei
anni per morire. Ma mio padre aveva visto tutto, conosciuto ogni cosa, ogni
angolo della terra che voleva conoscere. Aveva compiuto il suo viaggio nel
mondo e, infine, dentro se stesso, ormai era pronto. Si era preparato a lungo
e se n'è andato, con lo sguardo sereno. Non è morto - dice Folco Terzani - ha
lasciato soltanto il suo corpo. Lui, sorprendendoci, aveva deciso che il
momento del distacco sarebbe avvenuto nel Paese natale, nella nostra casa
sull'Appennino, davanti alle montagne, E in questi mesi ci aveva chiesto di
stargli vicino, proteggendolo. Non voleva ricevere visite né telefonate.
All'Orsigna, aveva ricreato il suo angolo mistico - continua Falco Terzani -
il suo Himalaya, dove trascorse l'ultimo periodo della vita, prima del
ritorno». L’orazione
civile per il funerale che non c’è, la cerimonia degli addii senza feretro e
neppure lo scrigno con le ceneri del giornalista-scrittore («babbo ci chiese
di disperderle sui monti e nei fiumi dell’Orsigna», confida Folco), si è
svolta, ieri pomeriggio, nella Sala dei Cinquecento, al primo piano di Palazzo
Vecchio: trasloco repentino dalla Sala |
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Bernardo
Valli di la Repubblica. C’è Giuliano Amato, coetaneo di Tiziano, suo
compagno di studi a Pisa. Quando prende la parola, dopo «l’orazione» di
Folco, ricorda, con tenerezza Tiziano giovanotto che, assunto alla Olivetti,
su indicazioni di Paolo Volponi incaricato di selezionare brillanti
neolaureati, «capì subito che il mestiere di vendere la Lettera 22 non faceva
per lui. Lui voleva fare il giornalista in Cina», sottolinea Amato. «Ho
ammirato tanto la sua libertà», dice. «Non era un predicatore mistico della pace. Era convinto-aggiunge-che la
guerra fosse figlia di una cultura sbagliata». Terzani
giornalista, infine. Lo ricorda Paolo Ermini, condirettore del Corriere
della Sera, di cui Terzani era collaboratore: «Avremmo voluto che
scrivesse di più per noi – nota Ermini – ma, certo, non è la quantità o la
lunghezza degli articoli che rendono grande una firma. Alla sua famiglia il
nostro affetto, a Tiziano il nostro grazie, a nome di coloro che la pensavano
come lui ma anche di quanti non condividevano il suo pensiero. In un
giornale, palestra di idee, ciò che conta è il confronto, libero, delle
opinioni». Marisa
Fumagalli
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delle
Armi, gremita
con largo anticipo sull’orario. Troppo
angusta per contenere la folla che ordinata, premeva per assistere alla
commemorazione di Tiziano Terzani, fiorentino illustre. Al quale sarà
assegnato il fiorino d’oro, alla memoria.
«Sono contento dice il sindaco – che la notizia di questo
riconoscimento gli sia arrivata in tempo».
Leonardo Domenici apre la cerimonia con una nota personale: la dedica
che Terzani scrisse per lui, donandogli l’ultimo libro, il 12 Marzo 2004:
«Con l’augurio di fare di Firenze una città con un’anima». Da qui, lo spunto
per riflettere sul percorso intimo e intellettuale dello scrittore. «Terzani
che aveva visto tutte le guerre - spiega il sindaco |
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era paladino della pace assoluta. Ricordo quando durante il Forum
sociale europeo del 2002, si schierò affianco alla città, che pur aveva
trovato sciatta e bottegaia; si schierò con i molti giovani che credevano nei
suoi stessi valori. Molti di loro sono in questa sala». Gli applausi si
alternano alle parole, e alla musica dolce del maestro Krishna Das, arrivato
dall’Himalaya. Era amico di Terzani, e fratello di «Dharma», il cammino della
conoscenza. In prima fila, ecco i familiari dello scrittore: la moglie
Angela, dal volto dolce e lo sguardo sereno; i figli Folco e Shaskia (l’unica
che cede alle lacrime di commozione). Ecco i grandi inviati della generazione
di Terzani. Due nomi per tutti: Ettore Mo del Corriere della Sera, |
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